1909-2009:100 ANNI DI VOLO IN ITALIA

Nel 1903 i fratelli Wright dimostrano al mondo di poter mettere le ali all'uomo.
Nel 1909 portano la loro invenzione - il Flyer - sul campo di Centocelle nei pressi di Roma.
L'esibizione (video) svela le potenzialità del nuovo mezzo aereo e getta le basi per il suo futuro utilizzo nel nostro paese.
E' l'inizio dell'aviazione in Italia. Cosa è cambiato dopo un secolo?

Dal trasporto alla pubblica utilità, dal volo a vela all'acrobazia aerea,
dalle missioni di recupero e salvataggio all'evoluzione tecnologica e al rapporto uomo-macchina,
dalle diverse figure di pilota alla difesa dello spazio aereo.

Un viaggio all'interno di questo mondo, a 100 anni dallo storico volo dei fratelli Wright in Italia.

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BACKSTAGE

 



Lo “scramble”, la corsa al velivolo in caso di allarme aereo
«E’ l’essenza della difesa aerea in tempo di pace:
suona la sirena, corri verso l’aeroplano e di lì a sei-sette minuti sarai per aria a ottocento chilometri orari
lanciato ad intercettare qualcosa di ignoto.
In quel momento sei consapevole che un pezzo della sicurezza nazionale passa anche per le tue mani».

Andrea Argieri, comandante IX Gruppo Caccia Intercettori, 4° Stormo.
Aeroporto militare di Grosseto

 

Difensori dei cieli: formazione tattica di due Eurofighter e un F16
«Quando sei lassù sai che al 99% il velivolo segnalato ha un problema di comunicazione
ma c’è sempre una possibilità che porta a chiederti: “e se così non fosse?”.
Per noi è stato motivo di grande orgoglio difendere i cieli di Roma durante il funerale di Giovanni Paolo II».

Andrea Argieri, comandante IX Gruppo Caccia Intercettori, 4° Stormo.
In volo al largo della costa toscana





Affiancati in cielo

«Tentiamo di interagire con una comunicazione e facendoci vedere.
E' una regola comune in tutto il mondo: se sei un aeroplano civile in uno spazio aereo qualunque e vieni affiancato da un velivolo militare e armato,
tutti sanno che c'è qualcosa che non va. Tutti sanno che non è normale vedersi "parcheggiato" a 10 km di quota
un aeroplano armato che ti sbatte le ali e ti invita ad andare da una certa parte».

Andrea Argieri, comandante IX Gruppo Caccia Intercettori, 4° Stormo.
In volo al largo della costa toscana

 



Donne in cabina: ai comandi del quadrimotore da trasporto C130 J “Hercules”

«Ormai le donne nella forza armata non sono una novità, abbiamo cominciato nel 2000 a farne parte.
Io sono stata tra le prime quattro in assoluto.
L’addestramento e le prospettive sono le stesse degli uomini.
La conquista è stata abituare la gente a vedere una donna in divisa.
E’ un fatto di tradizione, ma anche culturale”.

Sabrina De Lellis, pilota C130J "Hercules", 46^ Brigata Aerea.
Aeroporto "Galileo Galilei", Pisa

 



Un giro intorno all’aeroplano

Il “walkaround” è la fase di verifica prima del decollo.
Frutto della joint venture tra l’italiana Alenia e l’americana Lockheed Martin,
il C27J è un velivolo militare da trasporto tattico di recente realizzazione ed è
l’erede del Fiat G222, una brillante intuizione dell’ing. Giuseppe Gabrielli che lo pensò e progettò negli anni Sessanta.

46^ Brigata Aerea. Aeroporto "Galileo Galilei", Pisa

 



In volo su un C130J "Hercules" della 46^ Brigata Aerea di Pisa

«Compito esclusivo del reparto è il trasporto di uomini, materiali, mezzi e approvvigionamenti.
I nostri aeroplani sono impiegati in qualunque tipo di missione, comprese quelle umanitarie e sanitarie.
Siamo i primi ad arrivare e gli ultimi a lasciare un teatro operativo».

Sabrina De Lellis, pilota C130J "Hercules", 46^ Brigata Aerea.
Nei cieli della Toscana

 



Discesa sul C27J “Spartan”

Il C27J è equipaggiato con il cosiddetto “glass cockpit”: sul pannello, al posto degli strumenti analogici,
ci sono monitor che forniscono ai piloti tutte le informazioni necessarie durante il volo.
«Pochi decenni fa gli equipaggi utilizzavano il sestante per tracciare una rotta,
oggi l’elettronica ti assiste in qualunque fase del volo. Siamo diventati utilizzatori di sistemi».

Fabio di Girolamo, pilota C27J “Spartan”, 46^ Brigata Aerea.
In volo al largo della costa toscana

 



Una coppia di C27J “Spartan” della 46^ Brigata Aerea

«I nostri reparti lavorano moltissimo anche in patria e in situazioni di pace:
offriamo soccorso, effettuiamo trasporti, portiamo viveri e medicinali.
Diventiamo all’occorrenza l’estensione aerea di un ambulanza,
abbiamo partecipato alle missioni sanitarie legate al recente terremoto in Abruzzo e a quelle relative al G8 a L'Aquila.
Strategicamente il nostro supporto è fondamentale per tutti gli altri reparti”.

Fabio di Girolamo, pilota C27J “Spartan”, 46^ Brigata Aerea.
In volo al largo della costa toscana

 



Salvare vite: gli aerosoccorritori del 15° Stormo

«Arriva la chiamata a fine giornata quando stai per finire il turno;
un colpo di telefono a casa per dire “forse tardo per cena...” e la mattina dopo hai tratto in salvo cinquanta persone.
E’ successo a Sarno - nel 1998 - dopo la valanga di fango che inghiottì il paese.
Eravamo in volo anche su Nassirya al momento dell’attentato.
Subito dopo abbiamo imbarcato i feriti: una scena straziante”.

Fabio Fabbri e Francesco Russo, aerosoccorritori, 15° Stormo.
Pratica di Mare (RM)

 



L’operatore di bordo osserva l’area d’azione

Gli equipaggi sono composti da due piloti, una coppia di operatori e uno o due aerosoccorritori.
«A turno siamo sempre in allerta, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno.
Se un’imbarcazione naufraga, se un gruppo di escursionisti è in difficoltà, noi partiamo.
Oltre agli interventi estemporanei, operiamo anche in caso di calamità nazionali
come è successo in occasione del recente terremoto in Abruzzo».

Massimiliano Cervera, operatore di bordo, 15° Stormo.
Pratica di Mare (RM)

 



L’aerosoccorritore in azione

«Interveniamo a bordo di un elicottero. Arriviamo sul posto, individuiamo la vittima, ci caliamo, la recuperiamo,
se necessario la mettiamo in sicurezza e la portiamo su.
Non ci aspettiamo nessun grazie, è il nostro lavoro, anche se spesso in uno sguardo o un gesto leggiamo la loro riconoscenza.
E questo ci riempie di soddisfazione».

Francesco Russo, aerosoccorritore, 15° Stormo.
Pratica di Mare (RM)

 



Missione compiuta, si torna a bordo

Le operazioni di discesa e risalita si effettuano grazie al verricello,
un resistente cavo di acciaio lungo 70 metri, azionato dall'operatore di bordo.
«Nel soccorso in mare o in montagna devi essere visibile.
In territorio nemico devi nasconderti. E sopravvivere.
Abbiamo un equipaggiamento standard da sub e da alpinismo con alcune personalizzazioni.
La muta è ad alta visibilità, ci serviamo di segnalatori luminosi per indicare la nostra posizione
e di fumogeni per mostrare anche l'intensità e la direzione del vento».

Francesco Russo, aerosoccorritore, 15° Stormo.
Pratica di Mare (RM)

 



Lo show delle Frecce Tricolori

E’ la pattuglia più numerosa, ammirata e… invidiata al mondo.
Il solista risale verticalmente mentre il gruppo si spacca in due ai suoi lati:
a sinistra i quattro aerei della seconda formazione e a destra i cinque della prima
che volano a settecento chilometri orari e ad una distanza di circa due metri l'uno dall'altro.
La tradizione dell'acrobazia aerea di gruppo nasce in Italia negli anni Venti con la "Pattuglia Folle".
A raccoglierne l'eredità oggi sono le "Frecce Tricolori" il cui gruppo è stato fondato nel 1961.
Nel 2008 i piloti hanno ricevuto il premio di "Eccellenza Italiana" dal Presidente della Repubblica.

313° Gruppo Addestramento Acrobatico Frecce Tricolori. Rivolto (UD)

 



Il caffé della mattina

Per diventare un "Pony" - come vengono chiamati in gergo i piloti della pattuglia -
oltre che grandi abilità tecniche bisogna avere determinate attitudini e doti umane
per instaurare un rapporto di stima e fiducia con tutti i gregari del gruppo.
«L’essenza del nostro reparto è il volo collettivo caratterizzato dalla presenza del pubblico.
Quando ci confrontiamo con i piloti delle prime formazioni parliamo una lingua comune: rispetto ad altri gruppi qua si ferma il tempo.
Siamo un tramite per trasmettere sempre la stessa emozione e mantenere inalterata una tradizione».

Marco Lant - “Pony 1” - Leader formazione,
313° Gruppo Addestramento Acrobatico Frecce Tricolori. Rivolto (UD)

 



La cura dei “tre-tre-nove”

Il reparto delle Frecce Tricolori conta cento persone tra piloti, addetti e specialisti.
La manutenzione gioca un ruolo fondamentale per permettere l'assoluta
efficienza di ognuno dei dieci Aermacchi MB339, i velivoli che compongono la formazione.
«Anche noi in un certo senso facciamo parte dello spettacolo. Oltre a mantenere sempre in ordine di volo gli aeroplani,
prima di ogni esibizione prendiamo parte alla cosiddetta “manfrina”, una verifica a terra sincronizzata nei movimenti che gli specialisti effettuano sui velivoli.
A quel punto sentiamo che gli applausi del pubblico sono anche un po’ nostri...».

Stefano Pandolfo, capo hangar,
313° Gruppo Addestramento Acrobatico Frecce Tricolori. Rivolto (UD)

 



Pony “zero”: una guida da terra

Il normale iter all'interno della pattuglia prevede che un pilota resti nella formazione per cinque anni
durante i quali la sua posizione cambia tra "gregario", "fanalino", "leader", "solista".
«Chi raggiunge il ruolo di leader della formazione - "Pony 1" - può diventare comandante.
Denominato "Pony 0" si occupa a quel punto di coordinare e supervisionare da terra ogni passaggio e figura acrobatica
comunicando via radio ai piloti le correzioni necessarie per rendere sempre perfetto il "tricolore" in cielo».

Massimo Tammaro - “Pony 0” - comandante
313° Gruppo Addestramento Acrobatico Frecce Tricolori. Rivolto (UD)

 



Istruttore e allievo pilota

Il 70° Stormo di Latina è la prima tappa per diventare pilota militare.
«Quando gli allievi arrivano hanno anche 18-19 anni. Uomini e donne, appena
diplomati che hanno vissuto in un ambiente sociale civile, a casa con la famiglia, gli amici...
nel giro di una settimana indossano una tuta di volo in un ambiente militare.
Il trauma è fortissimo. L’istruttore diventa quindi anche un padre, un fratello maggiore».

Pilota istruttore e allievo, 70° Stormo. Aeroporto Militare di Latina

 



Il “pinguino” si trasforma in “aquila”

Il sogno diventa realtà: l’istruttore scende dall’aeroplano e l’aspirante pilota, dopo i primi goffi tentativi, vola da solo.
«La prima volta che si staccano le ruote c’è paura, adrenalina. L’emozione è fortissima.
In cabina senza che nessuno mi potesse sentire dicevo ad alta voce “ce l’ho fatta!”.
Il più bel volo è stato però quello da solista in formazione: è molto impegnativo,
c’è in gioco non solo al tua incolumità ma anche quella degli altri».

Alfredo Pellegrino, allievo pilota, 70° Stormo.
Formazione di tre SF260, in volo sopra la costa pontina.

 



Il pilota di quarta generazione e l’Eurofighter: al centro delle informazioni

L’attuale generazione di piloti è caratterizzata dalla gestione delle informazioni.
L’aeroplano pone oggi l’uomo in un universo “netcentrico” basato sulle capacità di acquisire e condividere informazioni.
«Ormai faccio tutto senza togliere le mani dai comandi di volo. Prima le informazioni dovevo cercarle, i calcoli si facevano a mente
Adesso è tutto lì, a disposizione. Rispetto ai salti generazionali precedenti, l’Eurofighter unisce tutte le conquiste fatte in passato
in termini di velocità e caratteristiche di volo ma aggiunge la gestione dell’informazione attraverso nuove capacità in termini di sensoristica».

Andrea Argieri, comandante IX Gruppo Caccia Intercettori, 4° Stormo.
Aeroporto militare di Grosseto

 



Il simulatore dell'Eurofighter, addestramento “sicuro”

Per ogni aeroplano, sia militare che civile, esiste la corrispettiva versione virtuale:
un simulatore che addestra il pilota con spese ridotte e rischio nullo.
Le cellule dinamiche e i software di gestione sono talmente accurati da rendere l’esperienza assolutamente realistica.
Grazie ai profili speciali che mettono il pilota nelle condizioni di dover risolvere situazioni critiche,
oggi gli equipaggi sono preparati ad affrontare qualunque emergenza.

Simulatore Eurofighter, XX Gruppo, 4° Stormo.
Aeroporto militare di Grosseto

 



Guidati dalla luna

Il visore notturno “NVG” amplifica di ottomila volte la quantità di luce disponibile
e permette agli equipaggi di atterrare di notte su una pista non illuminata sfruttando il solo bagliore lunare.
Grazie all’addestramento su un plastico in scala che riproduce uno scenario tipico,
il pilota impara ad interpretare correttamente l’immagine non naturale che si presenta indossando i visori di notte.

Centro Sperimentale Volo. Aeroporto militare di Pratica di Mare

 



Il dottore dei piloti

«Al Centro Spertimentale Volo ci occupiamo di ricerca nell’ambito della medicina aerospaziale e addestriamo piloti militari per l’aerofisiologia
affinché possano essere preparati a specifiche situazioni.
Nella camera ipobarica li abituiamo all’ipossia. Il disorientatore spaziale (nella foto) è una sorta di simulatore
nel quale il computer genera profili per disorientare il soggetto.
Attraverso l’Ejection Seat Trainer il pilota scopre cosa succede durante l’eiezione del seggiolino.
Abbiamo infine la sezione “motion sickness” per la desensibilizzazione al mal d’aria,
un fenomeno che si verifica quando si crea un conflitto tra l’input visivo e quello vestibolare».

Paola Verde, Centro Sperimentale Volo. Aeroporto militare di Pratica di Mare

 



Boeing 787: l’aereo di “plastica”

Dal legno e tela ai metalli, dai metalli ai materiali compositi: il progetto "787" rappresenta un nuovo passaggio epocale.
Nei decenni la corsa è stata al mezzo sempre più grande, sempre più veloce, in grado di volare più in alto e più lontano.
Oggi le priorità sono di carattere ambientale ed economico.
«La fibra di carbonio comporta una riduzione di peso, minor consumo e dunque l'impatto ambientale sarà meno invasivo.
Tollera meglio le sollecitazioni, non c'è corrosione, le strutture sono realizzate in un solo pezzo:
anche la manutenzione sarà più semplice e a costi ridotti.
Nella storia dell'aviazione, il Boeing 787 è l'unico velivolo ad aver ricevuto ordini per circa novecento esemplari
senza aver ancora effettuato il suo primo volo, in programma entro la fine del 2009».
Il progetto coordinato da Boeing coinvolge svariate nazioni tra cui l’Italia che si occupa della realizzazione di oltre il 25% delle parti.
Tra queste il piano stabilizzatore attualmente sottoposto ad una serie di test presso il laboratorio strutturale dell'Alenia a Pomigliano d'Arco vicino Napoli.

Michele Guadagno, Ingegnere Alenia Aeronautica. Pomigliano D’Arco (NA)

 



Uno scudo d'acqua

Il mezzo aereo è anche uno strumento di pubblica utilità.
I Canadair della Protezione Civile, con la loro capacità di caricare acqua e lanciarla su una determinata zona,
sono il mezzo più efficace contro la lotta agli incendi boschivi.
«E’ un volo al servizio della collettività. Quando ci consegnano la scheda con i dettagli della missione, se arriviamo sul post
e da lassù vediamo che ci sono fiamme che minacciano una casa, la popolazione, riuscire ad interporti con la
tua barriera d’acqua è come portare in salvo per mano quelle persone in pericolo».

Francesco D’Agostino e Riccardo Filippi, piloti Canadair. Aeroporto di Ciampino

 



Il volo a vela, in simbiosi con la natura

Il brevetto di aliante è oggi uno step obbligatorio nella formazione del pilota militare,
imparare a gestire le sue caratteristiche di volo è propedeutico in vista del controllo di un velivolo a reazione.
«Ogni forma di volo è diversa dall’altra. L’aliante regala un senso di libertà diverso.
E’ strano perché non essere vincolato al motore comporta molti più limiti.
Eppure il silenzio, il vento, poter parlare senza cuffie regala sensazioni di libertà molto forti».

Federico Foni e Marco Bagnato, Piloti Istruttori. Centro Volo a Vela, Guidonia

 



Una passeggiata in cielo in compagnia del vento

«Il vento è il tuo motore, per rimanere in quota devi sfruttare le correnti e saper gestire le termiche generate dal sole.
Il sogno dell’uomo nasce osservano gli uccelli. A volte sei lassù, solo, e ti affianca un falchetto o un’aquila.
La cosa incredibile è che si posiziona all’altezza dell’abitacolo, proprio accanto a te.
A quel punto cerchi di volare insieme a lui perché percepisce d’istinto qual è la strada giusta per sfruttare le correnti.
E lì cogli tutta l’essenza primordiale del volo»

Vincenzo Costagliola, Comandante Centro Volo a Vela.
In aliante sopra i cieli di Guidonia

 



Lassù, avvolto dal “soffio” del vento

Ritrovarsi su un’avio superficie per condividere con chi ha la tua stessa passione l’emozione del volo a vela.
Quello sognato da Icaro e studiato da Leonardo.
Quello più vicino al volo degli uccelli.
Il “traino”, un aereo a motore, ti porta su, poi ti sgancia.
Ti trovi così circondato dal silenzio, con il solo “soffio” del vento, il tuo solo e unico propulsore.
Più sei bravo a “sentirlo”, il vento, e più l’emozione sarà forte, il volo lungo,
la possibilità – con le tue evoluzioni – di disegnare nel cielo figure fantastiche.

Campionati di Volo a Vela, Rieti

 



Da un balzo di pochi metri alla conquista dei cieli

Il museo come scrigno per custodire e tramandare una storia senza eguali.
Nel 1929 l’italiano Mario De Bernardi infranse per primo la barriera dei 500 km/h,
oggi un Eurofighter si infila in cielo al doppio della velocità del suono.
Sua figlia Fiorenza è stata la prima donna ai comandi di aeroplano civile,
oggi le donne volano sui caccia militari e si apprestano ad andare nello spazio.
Negli Anni Trenta gli equipaggi italiani vennero accolti con trionfo dopo le trasvolate in America e in Giappone,
oggi i voli transoceanici sono all’ordine del giorno.
Quel primo volo dei fratelli Wright, goffo e incerto, rimane un lontano ricordo;
tutte le conquiste e le gesta pionieristiche che hanno riempito i decenni successivi si sono trasformate nelle nostre abitudini quotidiane.

Museo Storico dell’Aeronautica Militare, Vigna di Valle (Roma)

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